Ci manca poco. Tra qualche giorno ne saremo fuori.
Tra qualche giorno lasceremo questo isolamento che ci ha provato, ci ha temprato, ci ha rivitalizzato e rilassato e ci ha fatto stare un po’ con noi stessi e con i nostri ricordi.
Quando tutto sembrava quasi dimenticato, quando tutto sembrava razionalizzato e riposto nei file polverosi della nostra memoria, quando tutto sembrava processato, superato e intriso di oblio grazie allo scorrere della nostra vita, ecco che durante questa quarantena riprendono vita sagome lontane. Vengono fuori da una nebbia grigia e rarefatta ma ancora incredibilmente viva, tornano a respirare, a palpitare, a sussurrarci emozioni lontane, a farci sorridere. Sono i reflussi di questa Quarantena, che si ripropongono come la peperonata, che ti tornano su all’improvviso anche quando pensavi che l’Alka Seltzer naturale era stato il passare degli anni.
E invece no. In questo tempo liquido, passato tra una serie su Netflix , un file excel, una torta di mele e il ditino sullo schermo del telefono che salta da un social all’altro, ecco riprendere dei fili sottili ma ancora vitali, mandi un messaggio dopo tanto tempo, rivedi delle foto, riassapori degli odori e dei sapori. Linkedin, Facebook, Istagram…un archivio dell’Akasha, il Grande Archivio Cosmico di tutti i fatti avvenuti da sempre, alla portata di tutti.
Ciao, come stai? Che bello leggerti, che bella sorpresa, dopo tanto, tantissimo tempo. Una delle più belle in questo periodo difficile e pieno di spavento.
Dove sei? Che fai? Spero tu sia felice lì dove sei. Abbi cura di te. Stai bene. A presto, prima o poi. Roma è sempre nel mio cuore, come lo sono quegli anni.
E tu, alla velocità del suono, ritorni lì. A quelli che sembrano migliaia di migliaia di anni di distanza. Quasi un’altra vita. A cosa eri, a cosa pensavi di essere e speravi di diventare e a come ti vedi oggi. A quanto credevi nel tuo potere alchemico e oggi parli di resilienza. A quanto ti mettevi in gioco con il cuore danzante e oggi non trovi più il coraggio nemmeno di immaginare.
Ciao, che sorpresa… Sei ancora com’eri?
Non so… , so che sorride con quel suo sorriso piccolo e schivo, …com’ero?
Come ti ricordo.
E come mi ricordi?
Giovane. Ti, Mi, Ci ricordo giovani e pieni di bellezza rabbiosa e delicata insieme. Di sogni. Di forza. Di onnipotenza. Di riscatto. Di voglia e certezza di essere diversi. Di un coraggio che faceva tremare le gambe, perché coraggio non era ma giovane e benedetta incoscienza.
Che bello ritrovare quell’immagine di me. L’avevo dimenticata. Così piena di forza beffarda. Piena di qui non ce n’è per nessuno! Quell’immagine di noi del fateci largo. Del non potete capire. Del vi faremo vedere. Di a noi che ce frega, noi ce la faremo.
Che bello. Che tenerezza, che nostalgia.
Ma se io sono stata questo, mi dico, allora posso essere ANCORA TUTTO. E ‘fanculo la resilienza. E ‘fanculo gli anni che ho. E ‘fanculo gli schemi.
Quella scintilla venuta dal social mi ha fatto respirare. Come un’insperata respirazione bocca a bocca. Quel rigurgito da quarantena mi ha fatto uscire dal torpore degli anni e ha riportato fuori dal sarcofago la voglia di vita. Una vita piena di cose, caleidoscopio di amore e di sfrontatezza, di gratitudine per ciò che si è vissuto comunque sia andato, di ricchezza, di furore e di ruggiti.
Siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nella testa, e il cuore di simboli pieno…
Grazie ai miei amici Alessandra e Emiliano, che mi hanno dato lo spunto ed il titolo per questo pezzo, frutto di un aperitivo in videochat durante questa maltrattata Quarantena. E grazie a chi mi ha scritto da un tempo e un spazio lontano…
Bellissimo come sempre leggerti e sapere che puoi ancora ESSERE TUTTO la mia araba fenice 💪❤️
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