Sono pochi quei momenti. Nella vita saranno tre o quattro. Tre o quattro momenti in una vita, che sarà mai? Eppure tutti ce li ricordiamo quei tre o quattro momenti. Quei momenti che durano giorni, mesi.
Quei momenti in cui si sta per fare una scelta. Una di quelle scelte importanti che ti cambieranno la vita. Ti cambieranno la quotidianità, l’immagine che la gente ha di te, l’immagine che tu stesso hai avuto di te fino a quel momento. Una scelta che potrebbe preludere al disastro, al naufragio. In teoria sai che ci sono possibilità di successo eppure non riesci a figurartele concretamente. Il naufragio invece te lo figuri perfettamente. Ti senti senza pelle, senza rifugio, senza sconti, senza scorciatoie. Sei solo, sull’orlo del burrone. E come Il Matto, la carta numero Zero degli arcani maggiori, sorridi e quasi danzi. E la gente pensa che tu sia matto, che tu non ti stia rendendo conto della follia che ai loro occhi stai facendo. E invece tu sei perfettamente cosciente. E come Il Matto che sembra giustappunto matto, tu sorridi e danzi sul burrone, sentendo dentro la paura e il dubbio dell’errore ma sai che non c’è altro da fare. Non puoi fare altro. Devi buttarti. Devi rischiare di sbagliare. Devi scegliere di scegliere. Devi scegliere di andare. Devi scegliere di lasciare.
E quando stai facendo il passo, quando stai saltando dal dirupo senza rete, rivedi davanti agli occhi tutto quello che stai lasciando. Ti rivedi in quelle cose, rivedi fatalmente i momenti più scintillanti e più nutrienti…e mentre cadi nel vuoto inevitabilmente pensi forse potevo andare avanti… forse da qualche parte avrei trovato le forze. Forse avrei potuto sopportare… non stavo poi così male.
Quando fai quelle scelte sai che non ti stai lasciando dietro solamente una strada, stai lasciando dietro un pezzo di te, quel pezzo di te che ci ha sognato e sudato sopra, che si è impegnato, che ci ha creduto. Ed è un piccolo addio anche a noi stessi. Perché non saremo mai più gli stessi dopo quel passo. Qualcosa in noi cambierà anche se non ne avremo contezza immediata.
In quei momenti bisogna ricordarsi, ripetersi ad alta voce, che non c’è vita nell’assenza di movimento.
La ricerca del cambiamento, purchè intesa come soluzione ad un malessere e non come espressione di incostanza, è vitale e sana. Dolorosa ma sana. E’ l’unico modo che ci può far diventare le persone che non abbiamo mai conosciuto e che mai pensavamo di essere; l’unica scuola che ci insegna ad attingere ai nostri strumenti profondi e spesso nascosti, che ci forza a prendere in carico la nostra vita.
L’unica cosa che può fermarci è la paura. La paura della perdita, del naufragio. La paura dell’errore, del dubbio. Nel malessere non si hanno dubbi. Sappiamo perfettamente chi o cosa ci fa stare male e quella sicurezza a volte ce la teniamo caparbiamente stretta perché almeno sappiamo con chi prendercela.
Il cambiamento è l’unica strada che può portarci verso qualcosa che non abbiamo mai nemmeno immaginato.
“Perché so ormai che le cose più belle, più importanti, più grandi della vita avvengono per puro caso e nei momenti che noi siamo più ciechi e più sordi, più sprovveduti e distratti. Il caso ci tocca la spalla e ci porta nell’unico luogo dov’era indispensabile andare.”
Natalia Ginzburg – La Stampa, 11 dicembre 1963 –