“Sono anche convinto che la psicopatologia sia in realtà prova di salute psicologica”. Così scriveva lo psichiatra statunitense Carl Whitaker nel suo Manifesto del Delirio. Io non sono una psicologa, non ho fatto studi adeguati, quindi mi sono fatta un’idea del tutto personale su Carl, utilizzando i mezzi che ho.
Carl era uno in gamba, uno fuori dagli schemi. Uno che si era fatto da solo, che sapeva cos’era la solitudine e il silenzio, che in quel silenzio aveva imparato ad ascoltarsi e aveva scoperto che all’interno dell’essere umano urlano un sacco di voci contraddittorie e assurde ma tutte degne di ascolto e rispetto. Carl aveva capito che la psiche umana è la più perfetta e antica forma di democrazia in cui tutte le nostre voci interiori hanno diritto di parola.
Adoro Carl. Mi fa sentire sana. Mi dice di non preoccuparmi se cambio idea ogni tre giorni sullo stesso tema, o se asserisco con convinzione dei concetti che subito dopo smentisco con le mie azioni, perché ciò non vuol dire che sono psicolabile, ma che sto solo ascoltando la mia moltitudine di voci interiori. Quindi sono sana e anche molto democratica.
Carl mi dice di non preoccuparmi se cado vittima del delirio, formazione patologica di convinzioni errate, assurde per contenuto, resistenti a ogni critica, anzi, è indice di salute mentale. E quindi non mi devo preoccupare, anzi, devo sfoggiare il mio delirio con scisso entusiasmo.
Non è preoccupante se passo interi quarti d’ora seduta sul bordo del letto con la fronte appoggiata ai palmi delle mani, fissando le infradito e intravedendo sulla loro suola di gomma nera il mio futuro fosco, sonnolento e asfittico, senza refoli d’aria fresca, in cui l’unico guizzo si profila probabilmente essere il torneo di tresette al centro anziani. Spingo i miei pensieri a un passo dall’antidepressivo e poi, improvvisamente, mi alzo di scatto battendomi le mani sulle ginocchia dicendomi ad alta voce: “vabbè, mi pare sia arrivato il momento di stapparmi un Prosecco… so che andrà tutto bene… non so come, ma andrà tutto bene.” E quella che pensavo essere una insana scissione psichica diventa improvvisamente salute mentale e ricchezza di voci interiori alle quali brindare.
La coerenza è antidemocratica.
Non è preoccupante se un momento prima il mio lavoro mi dà la nausea, se vorrei entrare in ufficio e passare luoghi e persone sotto una sventagliata di Napalm, se mi sembra di non poter resistere altri 5 minuti in quella gabbia di pazzi squilibrati e poi, improvvisamente un minuto dopo penso che sono fortunata perché ho il lavoro più bello del mondo e che per fortuna ho ancora dieci anni davanti per godermelo.
La coerenza è noisa.
Non è preoccupante se fisso l’appuntamento con la nutrizionista sapendo che entrerò nel suo studio con le mani alzate dichiarando con voce stentorea “Su birra, vino, taralli, olive e caffè NON TRATTO!”
La coerenza è frustrante.
Non è preoccupante se un momento prima minaccio mio figlio di tagliargli i viveri se non mi porta il massimo all’esame di Sociologia e un attimo dopo gli faccio un bonifico perché magari lo invitano per una birra e lui, bellodemammasua, solo come un cane, a Milano, non va per paura di spendere troppo.
La coerenza è reazionaria.
Non è preoccupante se vengo presa dal “delirio somatico”, che mi fa specchiare la mattina vedendomi deforme e cadente come un medusa in calo ipoglicemico, i capelli che sembro Mafalda nella galleria del vento e i pantaloni che non mettevo da qualche giorno che mi si chiudono a fatica e mi sembra di aver preso centinaia di chili durante la notte… eppoi improvvisamente, con gli stessi pantaloni e gli stessi capelli improbabili mi sento bella e leggera. Simpatica e in gran forma. Forse solo un po’ squilibrata. Ma Carl dice di no.
Bisogna fidarsi di uno che scrive: “quando una persona ha un delirio lo ricoveriamo, quando io ho un delirio la chiamano “teoria”. Veramente una gran testa!
Bisogna credergli a Carl. E’ uno in gamba, lui. Carl ci spinge a vivere le nostre follie con serenità, le nostre angosce con ottimismo, le nostre schizofrenie con determinazione e leggerezza. Da questi solo apparenti dissidi, nasce la nostra creatività, la consapevolezza interiore, la conoscenza di noi stessi, la tolleranza verso l’altro, il cambiamento sociale, l’evoluzione planetaria, il sapere collettivo. Forse non è un caso che Giano, il Dio della Natura e dell’Universo, sia bifronte, che guardi in direzioni opposte nello stesso momento, tutto e il contrario di tutto. Delirante pure lui… che consolazione infinita!
“Sono anche convinto che la psicopatologia sia in realtà prova di salute psicologica” deve pertanto assurgere per noi tutti a Manifesto per vivere con serenità le nostre scissioni quotidiane.
A patto però di non essere al Governo di un Paese.
Per tale categoria di persone il Manifesto non è applicabile. Questa eccezione, nelle teorie di Carl, non viene specificata… ma io sono convinta che sia stata solo una dimenticanza.