Tempo di occhiali

E niente. Non mi voglio arrendere a ‘sta cosa.

Sarebbe molto meglio se come molte altre donne nella loro strenue lotta al tempo che passa mi bombardassi di botulino, se mi tirassi la pelle del viso da dietro le orecchie, spendessi montagne di soldi dall’estetista per gli ultrasuoni, fanghi, bendaggi, elettroshock cellulari o altre robe strane. E invece manco quello… semplicemente sfoggio un ostinato rifiuto a mettermi gli occhiali da vicino.

yoda

Ho sette paia di occhiali sparsi per casa, due in borsa, uno in macchina, tre in ufficio…ma non c’è nulla da fare, sono refrattaria alla stanghetta. Con la scusa che da lontano ci vedo bene porto qualsiasi cosa a svariati metri da me quando devo leggere. Il giornale lo compro e lo porto a quello che abita al palazzo davanti a me, stesso piano, e che gentilmente me lo apre alla sua finestra.

Il libro prima di addormentarmi lo sistemo sul bastone da selfie che assicuro alla testiera del letto tipo canna da pesca.

Sul computer ho impostato il carattere 42 e sullo schermo ci entra sì e no un dittongo.

buongiorno

Ma il vero problema non è quando devo leggere ma quando devo scrivere. A parte la lotta impari col T9 che rende il mio telefono una creatura animata e con un’anima a sé, quando devo scrivere è veramente una tragedia. Quando scrivevo whatsapp ai miei figli in genere si risolveva con una grassa risata. Mi rispondevano con faccine con occhi sgranati, interminabili file di punti interrogativi oppure messaggi del tipo:

“Ahò, chiama l’esorcista!” oppure “A mà, fossi in te comprerei ‘na vocale” oppure “Ammazza! Dev’esse robba bona, eh?” o al limite “Mamma, credo tu abbia bisogno di ferie”.

Allora ho cominciato a mandare messaggi vocali, così non correvo rischi di scrivere in serbo. Solo che non mi regolavo con la lunghezza e quindi loro mi rispondevano con frasi tipo:

“Vabbè, ma… dimmele dù parole, no?” oppure “Quante puntate so’?” oppure “Ma che me so connesso cò RaiPlay e nun me ne sò accorto?”

Quindi ho smesso pure con i whatsapp vocali e mi sono ritirata in un sommesso silenzio.

Oggi però ho dovuto mandare un messaggio al gestore della mia banca per richiedere un documento. Ero senza occhiali e controsole. Sapevo che era difficile ma ho voluto sfidare il nervo ottico. Si sa, l’ostinazione è femmina!

Questo è il messaggio che è uscito fuori. Me ne sono accorta rileggendolo mezz’ora dopo.

sanpaolo

Non a caso ho scelto Intesa Sanpaolo, hanno una marcia in più! Un intuito eccezionale! Il mio gestore è quasi un esegeta! Quindi il Sig. Alessio, molto professionalmente non ha fatto una piega e mi ha risposto “Buongiorno, le ho inoltrato quanto richiesto via mail. Buona giornata.” Io gli ho risposto con un messaggio altrettanto garbato: “La ringrazio molto Sig. Alessio e mi scuso ancora per il messaggio in cirillico che le ho inviato prima.”

Qualcosa mi dice però che oggi dopo pranzo alla filiale di Intesa Sanpaolo di Via Tuscolana ridevano a lacrime, sbattendo i pugni sulla scrivania. E questo mi dà sollievo. Tramutare un deficit fisico in un valore sociale dà molta soddisfazione. Ridere fa bene… anche se è, giustamente, alle mie spalle. Desto quetto, augurso a tunti voi una nSersena e Samta Paschua.

Un pensiero riguardo “Tempo di occhiali

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