Ecco, ci siamo. E’ arrivato anche il secondo Natale appeso a quest’infisso. Sono 21 mesi che attendo il Tecnico Acea e intanto acquisisco una visione privilegiata del mondo, un “Lateral Thinking” domotico.
In questi ultimi tempi in cui Petra la lavastoviglie è stata male e io non potevo far altro che assistere al suo dolore e sperare che stesse presto meglio, ho capito una cosa che mi sembra preziosa.
Immersi nell’atmosfera natalizia viene spontaneo mandare un pensiero ai meno fortunati, ai senzatetto, ai dimenticati, agli ammalati. A quelli che passeranno le feste in un letto d’ospedale o di una casa di riposo, oppure a casa propria ma attaccati ad una flebo, o con la mascherina dell’ossigeno. Spesso privati della dignità.
A me però adesso viene spontaneo pensare prima ai care-giver.
I miei auguri di Buon Natale vanno a quei figli che vivono con l’incubo del telefono che squilla di notte. A quei figli che curano i genitori vedendoli spegnersi ogni giorno di più, che assistono all’esalazione di menti che evaporano senza poter fare nulla per trattenerla. A coloro che alternano rabbia e senso di colpa verso il genitore che non ricorda se ha o meno mangiato a pranzo, che ripete le stesse domande per ore, nella stessa identica sequenza per giorni, per mesi, a volte per anni. A quei figli che ricordano il genitore come un leone e lo vedono adesso come un cucciolo indifeso.
I miei auguri di buon Natale va a quel Club di figli che ha attenuto la 104 per il genitore malato. Va a quei figli che si muovono durante la giornata trattenendo il respiro, in punta di piedi attraverso la malattia del genitore e che prima di chiudere gli occhi la sera pensano, “anche oggi ce l’ha fatta… speriamo pure domani.” A quelli che sanno per certo che sarà l’ultimo Natale. A quelli che ipotizzano possa essere l’ultimo. A quelli che devono sostenere la rabbia dell’impotenza, il dolore dell’accettazione, il senso di solitudine davanti all’imminente perdita celando tutto ciò dietro ad un sorriso che dà forza al malato.
Il miei Auguri di Buon Natale va al Club 104. Forza ragazzi. Non si può fare tutto. Ma fare quel che si può è già tanto. Accompagnare chi soffre, portare il sorriso, assorbire la paura di chi se ne sta andando. Forza ragazzi, forza. Vi abbraccio forte. Buon Natale a tutti voi.